I calchi delle Pietà Vaticana, Bandini e Rondanini saranno esposti sino all’8 gennaio nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale a Milano. Una esposizione che mostra l’evoluzione della vita e della scultura del grande Buonarroti.
I calchi delle tre Pietà di Michelangelo Buonarroti, Vaticana, Bandini e Rondanini, sono esposte nella Sala delle Cariatidi del Palazzo Reale di Milano dal 22 ottobre 2022 sino all’8 gennaio 2023. Una mostra nata dalla collaborazione tra il Comune di Milano, quello di Firenze e Musei Vaticani per dare l’opportunità ai visitatori di osservare, attraverso il confronto dei calchi realizzati nell’Ottocento e nel Novecento, l’evolversi della scultura del grande artista.
In continuità con la mostra appena conclusa al Museo dell’Opera del Duomo di Firenze, le tre opere esposte sono allestite assieme a tre lunghi teli distesi per tutta l’altezza della Sala delle Cariatidi: una sorta di palcoscenico sui quali vengono proiettati video d’impatto emotivo ed esplicativo, volti a dare ulteriore enfasi alla valenza estetica, religiosa e personale delle sculture. La mostra, a cura di Giovanna Mori, Domenico Piraina e Claudio Salsi, si conferma un importante e significativo passaggio per ‘scoprire’ l’intensità artistica del Buonarroti.
La realizzazione dei calchi
Il calco della Pietà Vaticana – la scultura originale, scolpita tra il 1497 e il 1499, conservata nella Basilica di San Pietro nella Città del Vaticano, Roma – fu realizzato nel 1975 da Ulderico Grispigni nel Laboratorio Calchi e Gessi dei Musei Vaticani in occasione del drammatico atto vandalico del 1972, quando l’opera venne presa a martellate.
Il calco della Pietà Bandini – l’opera originale risale al 1547-55 ed è conservata al Museo dell’Opera del Duomo a Firenze – risale al 1882 e si deve al formatore fiorentino Oronzo Lelli.
Il calco della Pietà Rondanini – l’originale è stata scolpita tra il 1552 e il 1553 – fu commissionato nel 1953 a Cesare Gariboldi, con lo scopo di determinare al meglio e in totale sicurezza l’allestimento per l’ubicazione della scultura, conservata dal 1952 al Castello Sforzesco di Milano.
Per la mostra di palazzo Reale è stata promossa un’attenta ricerca documentaria e iconografica sulle tre Pietà, finalizzata a creare un racconto visivo in grado di presentare episodi della storia recente delle sculture michelangiolesche: restauri, allestimenti e trasferimenti immortalati da testimonianze come scatti e filmati d’epoca, provenienti da archivi e fototeche italiane che hanno collaborato al progetto.
Analisi delle opere
Un unico soggetto che sa ‘raccontare’ diversi sentimenti… quelli di uno dei più grandi geni dell’arte mondiale che, attraverso le fasi della sua lunga vita contraddistinta, stando alle fonti, da solitudine, intensità di pensieri e struggimento religioso, riesce a mostrare la forza della scultura, suo ‘amore eterno’.
Giovanissimo e soggetto allo stile classico realizza la Pietà Vaticana, con la chiara commissione di eseguire “Una Vergine Maria vestita con Cristo morto, nudo in braccio”. Il risultato è di estrema bellezza, il marmo plasmato in forme eleganti, perfette, raffinate e senza tempo. Madre e figlio coetanei – molte le ipotesi della critica e degli storici in merito – si fondono in un’aggraziata forza espressiva: da un lato l’abbandono provocato dalla morte, dall’altro il dolore di una madre che tiene in braccio il corpo del figlio ‘barbaramente ucciso’. Una palese sofferenza che, contemporaneamente, sa spostarsi verso la consapevolezza della salvezza e della resurrezione eterna.
La maturità del genio toscano porta con sé un’evoluzione artistica: Michelangelo stanco, mai pago e sempre tormentato dalla sua profondità, si svela attraverso la materia. Quando scolpì la Pietà Bandini era già un uomo anziano che meditava spesso sulla fede, sulla passione di Cristo e sulla sua prossima morte. Elementi che, in uno ‘strano destino’, quasi scritto da mano divina, si ritrovano nello stesso blocco di marmo utilizzato: pieno di impurità e troppo duro, tale da impedire a Michelangelo di completare l’opera, portandolo addirittura a rompere un arto del Cristo e, successivamente, a prendere a martellate la statua danneggiandolo in più punti.
Michelangelo lavorò all’ultima Pietà, la Rondanini, fino a poco prima di morire. Nel ‘non finito’ si alternano parti abbozzate a parti mai scolpite, tali da creare un’armonia di movimento dove Madre e Figlio ‘si scambiano’ in un’unica persona la condizione di vita e di morte.
Per info: www.palazzorealemilano.it